Non penso molto alla realtà ultimamente.
Sono periodi.
Periodi in cui penso solo alle storie che ho in mente, a ciò che voglio scrivere e disegnare. Mi metto lì, matita in mano e qualcosa esce, si scioglie, si sblocca.
La vera me.
Quella che sta ore a disegnare, finchè non riesce più a camminare.
Quanto vorrei poter avere il tempo di farlo sempre...
L'altro giorno ho riguardato un suo quadro... dentro sono ricomparse le stesse, fottute, domande.
E un'unica, fottuta, risposta.
Sempre la stessa: Silenzio.
Odio pensare alla morte come solo il fatto di decomporsi e non esistere più.
Mi piace pensare che (tralasciando il fatto che le persone vivano attraverso i nostri gesti e ricordi) l'animo vaghi da qualche parte, ci accompagni... Ci scaldi... ci parli.
*Sospirone*
Distolgo lo sguardo dallo schermo.
Maledico winamp *sempre canzoni allegre eh-ma tanto è colpa mia che non ho voglia di cambiarle*
E' il periodo, l'ho detto. E lo si intuisce dal fatto che sono sempre in ritardo, sempre a sognare, sempre distratta. E' la pioggia. E' il freddo. E' la mancanza.
[Non si può scrivere la mancanza, solo avvertirla]
Eppure sono serena.
Mi rivolgo a quell'animo che spero mi sia accanto.
Sono passati due anni, beh quasi, ti penso sempre.
Penso sempre a quel giorno in cui vidi parlare qualcuno che ti somigliava. Era un professore della nostra università, una persona dalla grande umanità, che ci ha parlato del disegno e della vita. E poi ci ha detto della morte. E mentre leggeva quella poesia scritta da lui, ho ripensato a te. Cazzo, quelle erano le tue parole, quello eri tu!
Siamo uscite con le lacrime agli occhi.
"Devo andarlo a trovare, ho saputo che è in coma..."
E dentro me, seduta a quel bancone, non mi rendevo conto di quello che dicevo. Pensavo che sì, beh, non potevi morire. No, aspetta. Il fatto è che non mi passava neppure per l'anticamera del cervello, è diverso...
E la telefonata.
"Non l'hai ancora saputo?"
Sono rimasta immobile in mezzo alla strada.
No, no, no...Ehi!
Tutto troppo veloce.
Così che le lacrime sono arrivate solo dopo essermi seduta.
E sai cos'altro mi piace pensare?
Che quella poesia l'abbia "mandata tu".
Quanto c'eri in quelle parole.
Quanto ci sei nei miei gesti.
Quanto ci sarai, per sempre nel mio cuore.
Ed in ogni mia fottuta riga o silenzio.
E poi c'è una cosa a cui invece odio pensare.
Nel futuro che mi immaginavo, tornavo da te un giorno, aprivo la porta del tuo studio, trovavo tutto come prima, tu alzavi lo sguardo da un libro ti levavi gli occhiali e mi sorridevi.
Mi dicevi "Ciao" con quella voce calda, mi venivi vicino, e mi abbracciavi.
Ed io...io ti dicevo che c'ero riuscita a fare ciò che volevo, che era come dicevi tu.
E saremmo rimasti a parlare ore ed ore.
Questa è più dura da digerire.
Ma ce la farò.
E ti troverò, se non in quello studio sempre uguale, se non in una lapide scolpita, in quello che avrò realizzato.
Amico mio,
professore,
maestro,
Flavio
Ti voglio bene
Annalisa
8 commenti:
Il disegno, la pittura, sono una forma visiva di poesia e come quella sono un balsamo per l'anima. Non smettere mai di esprimere le tue emozioni, allegre o tristi, con le parole o con i segni.
(colonna sonora per questo stato d'animo: ti consiglierei le sonate per piano di Chopin, sono molto "intime").
Un abbraccio
MCri
ho i brividi addosso...hai scritto un post bellissimo e molto toccante!
Un grandissimo abbraccio pieno di affetto!
ti abbraccio forte...
ognuno ha il suo modo per esprimere le proprie emozioni.Tu disegni, scrivi e ci riesci molto bene...bel post...fa pensare .Ciao :-)
commuovente!un grande abbraccio
Ciao passavo qui per caso e sono rimasto di ghiaccio. Ora sta a te scongelarmi, non voglio beccarmi un raffreddore! Ciao cara, spero che stai bene! (io ho "riaperto" da qualche giorno, e ho scritto pure qualche nuovo post)
Super post, wow...ogni parola aggiuntiva è...superflua.
Un abbraccio, forte!
P.S. Da ieri sono definitivamente su blogspot...
A presto!
è un post bellissimo, trabocca di emozioni.
Si capisce quanto tu sia sensibile...
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