sabato, aprile 14, 2007

A Flavio



Appena sono uscita mi sono voltata ed ho guardato la tua foto.

Non so come mai, ma ho come percepito che mi stessi guardando, come quando si saluta una persona che, dopo essere venuta a trovarti (magari si è chiacchierato piacevolmente insieme), la si congeda e la si osserva allontanarsi.
Ed è come se avessi ritrovato qualcosa di perduto e dimenticato, come se i tuoi occhi sorridenti, volessero dirmi "Dovunque andrai, saprai sempre che io sono qui. Torna a trovarmi".
Eh già, dove sei?


Ieri io e Gaia siamo venute a vedere la mostra che ti hanno dedicato.
Ed è stato lì, che prima di entrare ho rivisto dopo tanto tempo il tuo viso.
Le lacrime stavano già per fare capolino, ma sono riuscita a rilassarmi prendendo la mano di Gaia.
Appena entrate: silenzio.
Le immagini della tua vita, dei tuo sogni più belli, delle tue paure più angoscianti, ci hanno regalato ancora una volta il ricordo di com'eri davvero.
Il tuo modo gentile, e la tua bellezza (ed eri proprio un bell'uomo non si può non dirlo!), contrastano con queste immagini dipinte, incise, incollate. Eppure, mentre mi chiedevo "cosa vuoi dirmi?" sapevo già la risposta. Conosco e percepisco quel disagio interiore così bene. Avevo l'impressione che se avessi toccato anche solo una di quelle tele, tu mi saresti entrato dentro, nella mente. Sì, perchè nel cuore ci sei già.

Ed ogni tanto ci scappava un sorriso, nel ricordare quando ci dicevi di "Sparecchiare" perchè l'ora era finita.
E l'unica volta che ti abbiamo visto arrabbiato è stato quando i nostri compagni in prima hanno fatto cadere il tuo amato busto di gesso.
"Io gli voglio bene!E' mio padre" dicevi scherzando, mettendogli una mano sulla testa.
Chissà com'è stata la tua infanzia, mi chiedo di rimbalzo, mentre ripenso ai frantumi di gesso sul pavimento di cotto. Mentre ritorna il tuo sguardo severo di quel momento.

Chissà cosa diresti adesso di questa mostra? Ma la mia domanda è: cosa diresti della tua morte?
Forse sarebbe un quadro dalle tinte forti, o forse sarebbe dai colori tenui, per aver ritrovato finalmente la tua pace.
Prima di uscire ho scritto semplicemente due cose sul guestbook "Grazie di tutto" e "ti voglio bene", perchè non avrei potuto scrivere o dire altro, tu avresti compreso meglio forse una pennellata su una tela.
E lì, in quel segno, avresti ritrovato qualcosa di mio e di tuo.

Così quando sono uscita, mi sono voltata a guardare i tuoi occhi verdi, ed è come se quell'espressione enigmatica (proprio come la Gioconda!*rido*) sia mutata in un sorriso sincero di ringraziamento.
Mi sono voltata verso la sala ormai vuota per andare via e ho pensato che forse in quel momento c'eri davvero. Al di là del fatto che ci sei sempre.

Adesso sei lì, in quei quadri, in quella scuola, ma la mia speranza più grande è che tu sia in Paradiso.
Qualunque cosa significhi.
Grazie Flavio




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